Miguel de Cervantes, Don Chisciotte della Mancia (1605-15)
Esistono due categorie di lettori del romanzo di Cervantes: chi considera il prode don Chisciotte (non gli si può negare tale attributo, visto che è ormai compreso nel prezzo di vendita del libro) un invasato pericoloso per la società, un eretico, un immorale, un impudico, un mistificatore, un sottile ingannatore, un soggetto da galera o tutt’al più da manicomio; altrettanti, però, ne lodano audacia, coraggio, sprezzo del pericolo, radicalità nelle scelte, coerenza – consapevole o no, poco importa – del punto di vista “filosofico” sull’esistenza, abilità oratoria e – ultima, non per importanza – la fervida immaginazione che gli consente, in poche battute, di creare lo scenario ideale per un’avventura cavalleresca come Dio comanda.
Ma perché non pensarlo anzitutto come innamorato? Quel genere di innamorato che ciascuno di noi vorrebbe essere, ma che le circostanze della vita – e forse l’incapacità di dare se stessi in cambio di un attimo – ci suggeriscono di pensarlo, appunto, come un personaggio da romanzo… A tutti – anche a don Chisciotte, pur con altri termini – è capitato di chiedersi: «Mi ama davvero? Non si tratta di stima, o affetto? Non sarò solo un passatempo, in attesa di qualcosa di più emozionante? In fondo non ha mai detto di amarmi; si limita a uscire con me e a farsi scarrozzare da un luogo all’altro…». Chissà cos’avrebbe pensato il cavaliere errante leggendo le parole di un racconto di Hermann Hesse: «… poter sacrificare degli anni per il sorriso di una donna, questa è la felicità. E questa non l’ho perduta». Non è vero che don Chisciotte è un idealista innamorato dell’amore; ha scelto eccome la donna da amare, e in modo tanto radicale e concreto da non accettare ostacoli sul cammino della propria passione. Non importa che sia brutta, sgraziata, antipatica, ignorante, e che non voglia saperne di lui! A ciò il prode cavaliere – ora sì che comprendiamo il perché! – oppone bellezza di spirito se non d’aspetto, grazia nei modi, cordialità e quel tanto di cultura avuto in dote. Se non varrà a garantirgli l’amore di Dulcinea, la sua fedeltà cieca e sorda riuscirà forse a dargli la felicità … e certo renderà migliore e più bello il mondo.
A presto, mio buon Ascoltatore, e come sempre… buone storie!